La sindesmosi della caviglia è un’importante articolazione della caviglia.
La caviglia è l’articolazione tra il piede e la gamba, è formata dall’incontro dell’epifisi distale della tibia, del perone e dell’astragalo. Viene chiamata anche articolazione talo-crurale o tibio-tarsica, permette al piede di flettersi, estendersi ed effettuare movimenti.
È grazie a questa articolazione che il corpo umano resta in equilibrio e cammina, inoltre, si fa carico dell’intero peso del corpo.
La tibia, il perone e l’astragalo sono tenute insieme da robusti legamenti, importanti per la stabilità dell’articolazione stessa.
La sindesmosi della caviglia o tibio-peroneale collega la tibia al perone, è indispensabile per la stabilità della caviglia e per la distribuzione del carico e delle forze della caviglia.
Purtroppo la caviglia è soggetta a distorsione e quindi spesso a lesioni di legamenti, in casistiche minori è proprio la sindesmosi tibio-peroneale a lesionarsi.
La lesione della sindesmosi sopravviene eseguendo attività di tutti i giorni. Si registrano molto più frequentemente durante attività sportive ad alta intensità come pallavolo, calcio e basket.
Questa lesione si verifica in circa il 1-10% degli incidenti alla caviglia, quando l’abduzione del piede sul piano trasversale è associata un’eccessiva flessione del piede in direzione dorsale.
La lesione della sindesmosi della caviglia raramente avviene con una colluttazione molto forte, ma può capitare quando l’astragalo ruotando va a lesionare questa parte di legamenti.
Spesso è accompagnata a fratture malleolari e del perone.
Per diagnosticare la lesione della sindesmosi della caviglia si dovrà procedere con esami ambulatoriali e esami strumentali.
Se si verifica anche una frattura della caviglia la diagnosi è molto più semplice rispetto a quelle dove la lesone interessa solo i legamenti.
Nonostante a volte sia difficile individuare la lesione è molto importante diagnosticarla poiché se trascurata potrebbe portare alla compromissione del funzionamento della caviglia, e in casi estremi anche al degeneramento articolare o ad artrosi post-traumatica, per questo motivo le lesioni poco riconoscibili vengono definite lesioni subdole.
Le lesioni subdole presentano sintomi quali dolore nella zona di interesse e sensazione di instabilità durante i movimenti e in attività che necessitano cambi di direzione.
Test di stress in rotazione esterna: si verifica la presenza di dolore nella caviglia ruotando il piede verso l’esterno.
Test di compressione: serve per capire se la lesione della sindsmosi ha coinvolto anche la parte alta della caviglia, le ginocchia del paziente vengono flesse a 90° e si procede con la compressione della gamba a metà polpaccio.
Solitamente quando si verifica una lesione severa è necessario ricorrere a esami strumentali come radiografie standard e RMN o TAC per valutare la necessità di intervenire chirurgicamente.
L’intervento chirurgico è necessario quando la membrana interossea deve essere stabilizzata.
Il chirurgo dovrà posizionare delle viti transindesmosiche nell’area interessata, una volta chiusa la pinza malleolare è necessario intervenire una seconda volta per rimuovere le viti. Di norma il secondo intervento avviene dopo sei/otto settimane dal primo.
Qualora non fosse necessario l’intervento, viene immobilizzato l’arto con gesso o con tutore e prescritto riposo assoluto, da valutare la necessità di riabilitazione.
Il recupero completo dipende dalla severità della lesione e dalla presenza di fratture collaterali, considerate quest’ultime, il termine di recupero è di circa tre mesi.
I pazienti con lesioni stabili, che non hanno subito intervento chirurgico, dopo 4-6 settimane di riposo assoluto possono procedere con la riabilitazione e tornare a camminare.
E’ autore di numerosi articoli di ricerca clinica su riviste nazionali ed internazionali ed è stato relatore ed organizzatore di congressi internazionali di chirurgia del piede e della caviglia. Attualmente lavora presso l’Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma e presso la Clinica Pio XI di Roma.