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Malattia Haglund: quando è necessario operare

Dr. Basile Medico Chirurgo Specialista in Ortopedia e Traumatologia del Piede e della Caviglia Roma

La Malattia di Haglund è una patologia del piede spesso sottovalutata, ma che può causare dolore cronico e limitazioni nei movimenti quotidiani. Si manifesta con una prominenza ossea nella parte posteriore del tallone, in corrispondenza dell’inserzione del tendine d’Achille. Questa sporgenza può irritare i tessuti circostanti, generando infiammazione, dolore e gonfiore. Nei casi in cui i trattamenti conservativi non sono efficaci, si prende in considerazione l’intervento chirurgico.

Cos’è la Malattia di Haglund?

La Malattia di Haglund, nota anche come “sperone posteriore del calcagno”, si presenta come una protuberanza ossea anomala nella parte posteriore del tallone. La sua insorgenza è spesso favorita da fattori anatomici (come un retropiede cavo o rigido), da calzature inadatte o da attività ripetitive che sollecitano eccessivamente il tendine d’Achille.

Il continuo attrito tra la prominenza ossea e la scarpa può infiammare la borsa retrocalcaneare (borsite), irritare il tendine stesso e rendere doloroso anche il semplice atto di camminare.

Malattia Hauglund - Dr. Basile

Quali sono i sintomi

Il sintomo principale è un dolore localizzato nella parte posteriore del tallone, che può essere accentuato dallo sfregamento della scarpa o da movimenti come salire le scale o correre. Il tallone appare spesso gonfio, arrossato e sensibile al tatto. Nei casi più avanzati, il tendine d’Achille può subire un’infiammazione cronica o addirittura una degenerazione strutturale.

Diagnosi e valutazione specialistica

Una diagnosi accurata è fondamentale per distinguere la Malattia di Haglund da altre patologie del tallone, come la tendinite achillea o la borsite isolata. Durante la visita ortopedica specialistica, si effettua una valutazione biomeccanica del piede, spesso accompagnata da esami radiografici o risonanza magnetica per valutare la presenza della sporgenza ossea e lo stato dei tessuti molli.

Inoltre, la diagnosi viene inquadrata anche rispetto alla storia clinica del paziente e alla risposta a eventuali trattamenti già intrapresi.

Dr. Basile, specialista in ortopedia e traumatologia del piede e della caviglia

Quando si può evitare l'intervento chirurgico

In una fase iniziale, la Malattia di Haglund può essere trattata in modo conservativo. Riposo funzionale, fisioterapia, uso di plantari personalizzati e calzature adeguate sono strumenti utili per ridurre il dolore e migliorare la funzionalità. Nei casi infiammatori si possono associare terapie fisiche come la tecarterapia o le onde d’urto. Tuttavia, quando la deformità ossea è marcata o il tendine è coinvolto in modo significativo, i trattamenti conservativi possono risultare insufficienti.

Quando bisogna operare

L’intervento chirurgico diventa indicato quando il dolore è persistente, nonostante mesi di trattamento conservativo, e compromette la qualità della vita. In particolare, si prende in considerazione l’operazione nei seguenti casi:

  • deformità ossea evidente che continua a irritare i tessuti

  • borsite cronica resistente ai trattamenti

  • degenerazione o coinvolgimento del tendine d’Achille

  • difficoltà a indossare scarpe chiuse o a camminare normalmente

L’intervento consiste nella resezione della prominenza ossea e, se necessario, nella riparazione del tendine coinvolto. A seconda del quadro clinico, può essere eseguito con tecniche tradizionali o mini-invasive. Il recupero richiede un periodo di riabilitazione, ma i risultati sono generalmente molto soddisfacenti, con una significativa riduzione del dolore e un ritorno alla normale attività.

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